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Si ringraziano il dott. Giovanni Ugas, la dott.ssa Maria Cristina Paderi e il dott. Ferruccio Barreca per averci concesso le preziose informazioni archeologiche sul territorio di Sanluri, da inserire nel nostro sito internet……

PRENURAGICA NURAGICA PUNICA ROMANA



La ripartizione morfologica del territorio di Sanluri in due distinte aree __ una pianeggiante, di formazione quaternaria, ad Ovest dell’abitato; l’altra, collinare, di formazione miocenica, ad Est __ trova una ideale rispondenza nell’analoga limitazione areale degli insediamenti prenuragici e nuragici, come emerge dallo stato attuale delle ricerche archeologiche.

Le testimonianze dell’età prenuragica sono limitate esclusivamente alla fascia pianeggiante occidentale assai fertile e predisposta ad accogliere i vari gruppi di popolazioni a vocazione agro pastorale che potevano avvalersi anche dei saltuari proventi della caccia e della pesca, quest’ultima effettuata nel grande stagno di Sabazzus "su staini" (oggi bonificato) un tempo assai molto ricco di pesca. Diversamente i resti nuragici sono sparsi ovunque nel territorio ma con particolare intensità nella zona nord-orientale, caratterizzata dal paesaggio a basse colline della Marmilla, habitat adatto alle comunità pastorali e alle popolazioni pressate da esigenze difensive, quando i borghi cominciarono ad organizzarsi attorno ad un sistema difensivo imperniato sul castello. Sino ad oggi nel territorio di Sanluri non sono emerse tracce antropiche risalenti al Neolitico. La ragione di tutto ciò va cercata nello stato ancora carente della ricerca archeologica. Vari documenti risalenti al Neolitico Medio e soprattutto recente(3500-3000 a.C.), provengono, infatti dai siti dei comuni vicini, spesso con condizioni ambientali simili ( Puisteris Mogoro, sa Mandara Samassi, Cukkuru Ambudu Serramanna, M. Olladiri e Cresia is Cukkurus- Monastir), per cui è presumibile che, anche all’interno del perimetro territoriale sanlurese, possano reperirsi in futuro testimonianze di queste antiche tappe culturali. Le prime tracce umane sinora accertate nel territorio di Sanluri, risalgono ai tempi del Calcolitico a momenti avanzati dall’uso dei primi metalli. Nell’agro di Sanluri il Calcolitico è rappresentato da tre distinte fasi culturali ben conosciute nella paletnologia sarda : Abealzu, Monte Claro, Campaniforme.(cfr.fra gli altri G.Lillu, La civiltà de Sardi).

Fase Abealzu, Calcolitico medio ( Calcolitico Medio:2° e 3° quarto del III Millennio a.C.). Quest’aspetto culturale protosardo è documentato, sia pure sporadicamente in due località: Giliadiri , a sud di Sanluri, e Bia ‘e Collanas a sud ovest. In entrambi i siti è stata messa allo scoperto una sacca scavata profondamente nel suolo e ricolma di rifiuti tipici della frequentazione umana: ceneri, frammenti di vasellame e vari resti di pasto. In ambedue le sacche sono stati recuperati pochi cocci inornati, a impasti bruni e grigi e alcune schegge di ossidiana.

La fase Monte Claro (Calcolitico Tardo; ultimo del III – inizio II Millennio a.C. è documentata nelle località di: Corti Beccia, Corti de Crà, Cukkuru Poddinis, Padru Jossu e Porcilis. Nei primi due siti esistono i resti di altrettanti villaggi; nei restanti siti sono state individuate due aree funerarie che non devono essere lontane dai rispettivi agglomerati urbani. Pertanto nel territorio di Sanluri esistevano almeno quattro agglomerati capannicoli della fase Monte Claro.

Altri due villaggi dello stesso momento erano situati ai margini del territorio sanlurese. Il primo in agro del comune di Villamar, era ubicato nei pressi del nuraghe Faurras ( già segnalato dal Lilliu) nelle vicinanze del nuraghe sono stati rinvenuti dei fittili ornati con motivi plastici a cordoni, tipici del Bronzo Medio, (1400.1300 a.C.circa). Le tracce del secondo agglomerato si notano nei pressi di su Staini (stagnetto) nella località Argiddas – su Nuraxi di Samassi. Nella stessa località esistono i resti di una torre nuragica (profondamente interrata nel banco argilloso secondo una tecnica di costruzione arcaica) e di un villaggio protrattosi dal Bronzo Medio All’età del ferro persistito poi sino al periodo punico e romano.

Fase Campaniforme: La fase Campaniforme è documentata in due località: Bidd’e Cresia e Padru Jossu. Nel primo sito, qualche decina di metri a nord della necropoli punica e romana, sono stati rinvenuti evidenti indizi di una sepoltura collettiva. Queste tracce consistono in ossa appartenenti a diversi individui e in una placchetta frammentaria in basalto, di forma rettangolare a lati lunghi concavi provvista di due fori prossimali al lato corto. La placchetta e identificabile come un "Brassard" (salvapolso per arciere) riferibile al Campaniforme B (o finale)oppure alla fase successiva di Bonnannaro del Bronzo Antico.

A Padru Jossu le genti contraddistinte dall’uso del "bicchiere a campana" (beacher) hanno riadoperato l’ipogeo scavato e utilizzato durante la fase M.Claro, lasciando le testimonianze più numerose e scientificamente tra le più rilevanti nell’ambito dei contesti Campaniformi della Sardegna ed extrainsulari. Queste indagini sugli elementi antropologici e sulla paleofauna offrono nuovi apporti per la conoscenza dei tipi umani e dell’economia delle genti che facevano uso di strumenti quali il "beaker" "il brassard" e le collane in vaghi e pendenti di conchiglie, non solo in Sardegna ma in gran dell’Europa Centro-Occidentale. 


Dott. G. UGAS

 

PRENURAGICA NURAGICA PUNICA ROMANA

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