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L’8 novembre 1882 ebbe inizio il " PROCESSO " giustamente chiamato della fame, perché venivano processati dei poveracci morti di fame, per il numero degli imputati e per la sua durata, ( terminò il 26 febbraio 1883 ) fu ritenuto uno dei processi più importanti dell’isola.

Nonostante venne provata l’innocenza o addirittura l’estraneità ai fatti di molti accusati , come la colpevolezza di altri che però sfuggirono ad ogni condanna solamente perché persone altolocate, __ ma non sfuggirono al giudizio della popolazione __ i giurati, ispirandosi a considerazioni unicamente di ordine pubblico, se non addirittura a pressioni di persone influenti, pronunciarono un inesorabile verdetto, che scosse e addolorò profondamente l’intera Isola oltre a gran parte del continente.

La sentenza fu molto pesante, dopo che venne dichiarata estinta l’azione penale nei confronti di Bartolomeo Piras Faa di anni 46 - in quanto morto durante il processo, 37 imputati vennero assolti,mentre altri 25 furono condannati a pene pecuniarie. Venne invece condannato a 10 anni di reclusione Franceschino Garau Manca, detto "Burrullu" di anni 16 - mentre Giuseppe Sanna Murgano di anni 19 - ed Antonio Marras Ledda di anni 18 - furono condannati a 16 anni di Lavori Forzati.

<< Carlo Bisio di anni 57 - Antioco Marras Mocci di anni 56 - Francesco Pitzalis Furcas di anni 30 - Bardilio Congia Urpi di anni 26 - Pasquale Cappai Piras di anni 31 - Efisio Lorenzo Aresti Murru di anni 30 Luigi Garau Cera di anni 42 - Vincenzo Atzori Frongia di anni 47 - Raimondo Cau Canelles di anni 21 - Bardilio Pilloni Usai di anni 30 - Raimondo Meloni Casula di anni 22 - Luigi Sanna Murgano di anni 24 - Salvatore Zucca Floris di anni 45 - Salvatore Muntoni Secci di anni 23 - Salvatore Lampis Mele di anni 26 - Francesco Petza Tolu di anni 33 ->>.
Questi 16 Sanluresi nel fiore della loro esistenza, furono barbaramente condannati ai Lavori Forzati a Vita.

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La stampa isolana attraverso le sue cronache descrisse il giusto stupore e la disapprovazione dell’intero popolo sardo verso quella inumana sentenza, che mentre ingiustamente condannava 17 ragazzi all’ergastolo, contemporaneamente approvava l’imprevidenza dei governanti e la mala fede delle fazioni amministrative locali, dallo stesso governo favoriti e protetti.

Dopo 15 lunghi mesi d'istruttoria, ebbe inizio il processo "della fame"
Dopo 15 lunghi mesi d'istruttoria, ebbe inizio il processo "della fame"

Il periodico di Cagliari " LA BANDIERA SARDA " il 4 marzo 1883 pubblicava un violento articolo dal titolo: << IL PROCESSO DELLA FAME – IL VERDETTO DELLA PAURA >> descrivendo con cruda realtà, il tragico momento della lettura del verdetto.
Fu una lettura lunga, un’agonia di oltre tre ore, per ogni questione presa, il destino di un uomo era segnato, i nostri volti si scolorivano sempre più, mentre con un groppo alla gola, il nostro petto sembrava che da un momento all’altro dovesse scoppiare in un ruggito, che sarebbe nello stesso tempo: un singhiozzo una bestemmia un’imprecazione.

E quando alla lettura del verdetto quei poveracci capirono la triste realtà.La loro sorte ormai era segnata
E quando alla lettura del verdetto quei poveracci capirono la triste realtà.La loro sorte ormai era segnata

Quando gli accusati vennero ricondotti in aula, forse tramite i nostri volti pallidi e abbattuti, videro la triste sorte che gli aveva colpiti; c’interrogavano disperatamente con gli occhi, ma noi non avevamo il coraggio di fissarli e chinavamo il capo per nascondere le lacrime.
La lettura del verdetto li rese stupidi, sui loro volti terrorizzati, appariva la consapevolezza della disgrazia e della triste sorte che li aveva colpiti, ma probabilmente non l’avevano ancora capito abbastanza. Ci volle la parola del P.M. mentre chiedeva ad alta voce l’applicazione della pena, per far comprendere a quei disgraziati, tutta quanta, la triste realtà.

Ciò che avvenne allora non si può descrivere, chi ha avuto la sventura di assistervi lo ricorderà come un brutto sogno, uno di quei sogni che lasciano una tristezza incancellabile e che non dimenticherà mai neanche se campasse mille anni. Era un coro di singhiozzi e di lamenti, c’erano uomini che si dibattevano come nelle convulsioni dell’agonia e stramazzavano al suolo come colpiti da un fulmine. Pareva una nenia funebre, era qualcosa di orrendamente cupo e tremendamente straziante.

Quelli che scamparono alla catastrofe e che furono rimessi in libertà abbracciavano i loro sventurati compagni, e quelli; li baciavano con tale disperazione come se con quel bacio volessero dare l’ultimo saluto alla loro vita. Si sentivano delle voci rotte dal pianto che invocavano la famiglia, altre che invocavano Dio, ma nessuna voce si levò per bestemmiare o maledire.

E quando la sera del 26 febbraio 1883, il presidente della Corte d’Assise di Cagliari, __ Dottor Sebastiano Caprino __ con voce che pareva severa, ma che si sentiva commossa, lesse la definitiva sentenza, il dolore li rese di pietra, e nel silenzio cupo e solenne di quell’ora, non si sentiva che il pianto e le grida delle madri, delle mogli e dei figli di quei poveri disgraziati, che solamente per aver gridato: I NOSTRI FIGLI HANNO FAME, vennero condannati a morire in carcere.

E a Sanluri le "male lingue" sparsero voce che quei danari strappati dalla bocca di quella povera gente, avevano impinguato la borsa di chi da sempre aveva le mani in pasta , quelle voci parlano di Sindaci e consiglieri, che prima di manovrare la cosa pubblica,vivevano in povertà e tiravano la vita propria coi denti , ed ora invece vivono largo, comprano terreni e fabbricano case, per loro e per i loro famigliari.

Sete di potere, e ignoranza di chi amministra il bene pubblico, povertà di raccolti, e tasse insopportabili; ecco dunque i tre cancri che affliggono il popolo sardo e che hanno gettato nel fondo della più triste miseria, il popolo di SANLURI.

<<< IL 15 aprile 1883 il periodico di Cagliari "LA BANDIERA SARDA" pubblicava questo necrologio:

"Segno con dolore la prima vittima del martirologio di Sanluri – Franceschino Garau detto Burrullu – Aveva sedici anni, era in carcere da 20 mesi, ed è morto lassù all’ospedale di S. Pancrazio, sotto il peso di una condanna infame, maledicendo forse al progresso che ha introdotto i giudici popolari, in attesa della sentenza riparatrice, della cassazione, che poteva aprirli un nuovo orizzonte e ridonargli la speranza di ritornare tra le braccia della sua mamma, spezzando la catena di galeotto che è preparata per il babbo.

Ma quella povera Bionda testa di soli 16 anni, non poteva godere più i baci materni, ed era destinata all’aureola del martire. E’ morto là, in mezzo ai ladri e gli assassini: se l’avessero lasciato in pace nella sua tranquilla Sanluri, nessuno avrebbe conosciuto il suo nome, e forse sarebbe giunto all’età dei patriarchi e morto placidamente, per essere poi sepolto nel piccolo e modesto cimitero del suo villaggio. Il becchino e il sacrista sarebbero stati i suoi necrologi.

Se ne volle fare una vittima, fu colpito dalla sventura che pesa sulla sua terra. Non voleva come i suoi compaesani, morire di fame a Sanluri, ma loro l’ hanno fatto morire tisico e di crepacuore in carcere.

Per noi è diventato un martire; sulla sua fossa ci chiniamo riverenti, augurandoci che da quella tomba, schiusa anzi tempo per quel biondo fanciullo, parta un benefico raggio di luce che illumini i magistrati della Corte Suprema. >>>

Il povero ragazzo morì in carcere tisico e di crepacuore senza aver più rivisto la sua mamma
Il povero ragazzo morì in carcere tisico e di crepacuore senza aver più rivisto la sua mamma
Dopo la grazia, Carlo Bisio faceva rientro a Sanluri
Dopo la grazia, Carlo Bisio faceva rientro a Sanluri

E mettendo fine a questa triste storia, aggiungiamo: che il Marras Mocci, morì in carcere un anno dopo la sentenza, mentre Carlo Bisio, che faceva parte dei 16 condannati ai lavori forzati a vita, dopo 20 anni di pena, otteneva la Grazia Sovrana.

IL 30 marzo 1901 faceva rientro a Sanluri, dove venne ricevuto dagli abbracci di tutto il paese, compreso quello dei maggiorenti amici e nemici. E a Sanluri dopo due anni e mezza dal suo rilascio, malato e solitario all’età di ottant’anni, moriva commiserato da tutto il paese; era il 5 ottobre 1903.

Carlo Bisio 1 anno prima della sua morte
Carlo Bisio 1 anno prima della sua morte

<<< I fatti sono questi! Descritti e documentati con fedeltà e solerte precisione, perché per l’avvenire, i Sanluresi di oggi sappiano. E sappiano anche quale doloroso contributo quei " ribelli " avevano dato; al progresso della loro patria. E perché quel contributo resti nel ricordo di tutti noi , abbiamo cercato di dargli il suo giusto valore, più di quanto sia stato fatto nel passato.

Presentazione

Le condizioni della Sardegna


SU TRUMBULLU

Così si svolsero i fatti


IL PROCESSO DELLA FAME

Lapide murata a Sanluri il 7 agosto 1981 per ricordare i tragici fatti di cento anni prima
Lapide murata a Sanluri il 7 agosto 1981 per ricordare
i tragici fatti di cento anni prima

 

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